Cenni alle origini e all'Epoca medioevale


Nel 23 a.C. un'epigrafe dà la prima testimoniata scritta di Tridentum. La città rispecchiava il tipico impianto del castrum romano, con Cardo e Decumano, fortificazioni e porte ai punti cardinali.
Nei secoli che seguirono la caduta dell'Impero (476 d.C.) Trento vide un periodo di crisi, segntata da calamità naturali, pestilenze, guerre e carestie a cui si sommavano i frequenti saccheggi ad opera dell Orde Barbariche.
Una relativa calma tornò sotto il regno gotico di Teodorico (494-526 d.C.), per la sua particolare attenzione al territorio in qualità di punto strategico di passaggio.

Fu in epoca longobarda (VI secolo) che si ebbe una progressiva conversione al cristianesimo sul suolo trentino, fortemente voluta dal vescovo Vigilio, di origini Romane. La gente di queste terre, evagelizzata e schiacciata da un crescendo di disgrazie cercava rifugio raccogliendosi attorno alle chiese e ai monasteri.
Divenne una marca dell'Impero di Carlo Magno (774) e successivamente parte del Sacro Romano Impero di Germania (952); considerando la valle dell'Adige come strategica porta dell'Italia, l'impero investì del potere temporale i vescovi. Costoro non avrebbero mai potuto avere una discendenza, ed erano quindi una garanzia di fedeltà all'Impero.
Risale al 1004 l'assegnazione del territorio trentino in feudo al principe vescovo Uldarico I.
Venne così a costituirsi in Trentino un Principato vescovile, che durò oltre otto secoli, prolungando di fatto il feudalesimo.


Il Medioevo a Trento


Il tradizionale ruolo di centro di scambi sulla via di collegamento tra Italia e Germania fece sì che nella città venisse fondato un importante mercato su suoli di proprietà vescovile.

Proprio il mercato segnò l'espansione di Trento con un'opera di urbanizzazione della Contrada presso il porto fluviale, oggi via Manci. La rapida espansione urbana era direttamente connessa con le opere di bonifica e di messa a coltura nella vallata atesina. Questo perdiodo di espansione coincise con il momento di più forte influenza del governo urbano dei ceti borghesi, culminato nei secoli XII e XIII in una serie di rivendicazioni delle libertà "comunali" che tuttavia non si concretizzarono nella formazione di un vero e proprio "libero Comune" sulla scia delle coeve esperienze delle città italiane.
La rifondazione urbana medievale resta ancora oggi la matrice principale dell'impianto topografico urbano del centro storico, mentre dei caratteri fisico-edilizi permangono invece più labili tracce.

Intense furono le attività artistiche ed edificatorie nel Quattrocento, in collegamento con un periodo di ripresa economica favorito dal migliorato rapporto politico e mercantile fra Impero e Repubblica Veneziana.
La rivolta capeggiata dal Belenzani nel 1407, nonostante non abbia portato alla fondazione di una repubblica di impostazione veneziana, strappò però al vescovo una serie di nuovi diritti comunali.

A questo periodo di crescita della città è legato il movimento di rinnovo della città, con il consolidamento dell'edilizia residenziale minore e l'avvio del processo di formazione di unità abitative più vaste e rappresentative (il palazzo) che si svilupperà completamente nel Cinquecento.


Il Cinquecento


Nel 1508 ha inizio la rovinosa guerra tra Massimiliano d'Asburgo conte di TIrolo ed Imperatore e la Repubblica di Venezia. Sul Trentino essa ebbe effetti devastanti, aggravati dalle violente calamità (carestie e pestilenze, inondazioni e addirittura un terremoto).
Ma nel 1511 fu stipulato un patto tra Principato vescovile e Contea del Tirolo che instaurava un regime di "sovranità confederata", in grado di normalizzare la situazione politico-istituzionale del territorio trentino, restituendo anche una certa credibilità al principe-vescovo.

Di questo ritrovato equilibrio seppe ben servirsi Bernardo da Cles, salito al soglio vescovile nel 1514. Con lui la città conobbe un periodo di rinascenza. Fu il promotore di un profondo rinnovo urbano, volto a preparare la città al Concilio Ecumenico.
Al Clesio si deve la ripresa delle fortune cittadine, pur turbata da rivolte spesso soffocate nel sangue.
L' opera di rinnovo urbano guidata dal Clesio, e continuata dal successore Cristoforo Madruzzo, instaura una prassi di controllo formale del tutto nuova, non è tanto individuabile in innovazioni o ampliamenti, quanto in capillari revisioni della costituzione della città pre-esistente, tradotta in una trasformazione di singoli elementi edilizi e di decoro urbano che conserva tuttavia l'impianto morfologico ereditato dal medioevo.

La classe nobiliare trentina si converte ben presto al nuovo "verbo" clesiano riedificando o ristrutturando le sue dimore urbane e introducendo definitivamente il "palazzo" nel nucleo centrale della città e nei nuovi quartieri residenziali.
Un contratto, datato 1515, tra il Clesio e l'architetto comacino Lucio Tosani mostra con chiarezza i princìpi innovatori cari al vescovo: abbattimento dei portici lungo-strada, allineamento e restauro completo delle facciate, nuovi ornamenti in pietra sulle stesse, rifacimento completo e ornamento delle finestre e di portali secondo una ricomposizione geometria proporzionata.
Altrettanto interessante è una missiva del Clesio con un avvertimento ad uno dei rappresentanti della nobiltà:

"Ne advisi del Tabarello, li poterai per nome nostro significare,
che avremo piaser che anche lui proveda alla casa sua,
il che non temo ritorna ad ornamento de la terra,
quanto a honor della familia sua,
et quando lui non volesse seria manco male uno altro la comprasse,
facendo quello che lui recusa"


Il Concilio di Trento


Nel 1545 si inaugurava il Conciclio Ecumenico, noto anche come Concilio della Controriforma.
La scelta di Trento come sede conciliare, già ventilata come opportuna per ovvi motivi geografici-strategici nell'epoca del Clesio, divenne definitiva sotto l'episcopato di Cristoforo Madruzzo.
L'imminenza di un così importante evento fu in buona parte la causa del fervore di rinnovamento che investì la città.
Ciò non meraviglia, infatti basta pensare alla portata degli effetti che un simile avvenimento doveva indurre in una città di modeste dimensioni come Trento, improvvisamente sbalzata sul palcoscenico d' Europa, modificandone pesantemente la sua storia economica, politica, sociale e culturale.
Dalle cronache di Angelo Massarello ci è noto che, solo nella classe vescovile, si contavano di stanza permanente ben centonovanta presenze, ciascuna con il suo seguito.
L'approvigionamento di una massa così ingente di persone diede nuovi impulsi commerciali ed impose ritmi produttivi del tutto nuovi all' agricoltura e alle manifatture trentine.
Nella sfera sociale divennero famose le manifestazioni culturali e di spettacolo, e le frequenti giostre, tornei, cavalcate e altre innumerevoli manifestazioni di fasto nelle classi nobiliari.

? x